Come pensare, oggi, al rapporto fra comunicazione e tema del contagio in termini, per quanto possibile, non ovvi e non schiacciati solo sull'urgenza dell'emergenza da Coronavirus e della seppure drammatica situazione di questo periodo?
Paolo Fabbri, semiologo fra i più noti, e fra i protagonisti del dibattito culturale contemporaneo, ha lavorato molto sui temi socio-semiotici del conflitto, della scienza e, appunto, dei modelli non ordinari e virali di comunicazione ci aiuta qui a discutere di alcuni aspetti che spesso vengono trascurati dal dibattito odierno, basata molto sui numeri, sui dati, e sul protagonismo dei personaggi pubblici.
Critica l'idea banale di meme, discute dello strettissimo intreccio fra virus, inteso come entità biologica, e circolazione dello stesso in una data situazione sociale e culturale, e di come le stesse forme comunicative (le dicerie, le voci, i rumors) assomiglino nel loro diffondersi e concaternarsi alla diffusione epidemica. Anzi, forse i due livelli sembrano confondersi. Infine i temi della guerra, del conflitto, dello stato d'emergenza e di come le scienze umane e sociali e in particolare la semiotica e la socio-semiotica si debbano alleare di nuovo per proporre un nuovo sguardo critico.