Questo articolo è un editoriale
Questo articolo è stato pubblicato in: Ocula 13, Architettura e politica: un incrocio di sguardi
autore: Ruggero Ragonese (Dipartimento di Comunicazione ed Economia, Università di Modena e Reggio Emilia (IT); USAC University Reggio Emilia (IT); Istituto Iaad Bologna (IT))
Postfazione
lingua: italiano
data di pubblicazione: agosto 2012abstract: “Tout est politique” e l’architettura non fa eccezione. Nella forma delle piramidi, nelle basiliche romane, nei templi rinascimentali come nelle effimere architetture delle grandi esposizioni internazionali o nelle invenzioni delle contemporanee archistar, la politica c’è anche se non si vede. Perché è di tutta evidenza che anche la negazione di una politica nella costruzione di una forma architettonica ne implica la presenza, perché è proprio quando l’architettura nega la sua funzione all’interno di una comunità o di un territorio che la politica (dell’architettura) si espande, prende il sopravvento.
In questo senso, la semiotica, lavorando da una parte sul dispositivo materiale dello spazio urbano (o non urbano) e dall’altra su ‘l’ordine dei fenomeni di flusso’, si propone come attrice principale di un progetto politico per l’architettura. Quello che sta nella possibilità, liminale, di non ridurre lo spazio e la sua rappresentazione all’aspetto progettuale o all’analisi sociologica, ma di rendere conto del senso ‘articolato’ complessivo nel quale coesistono istanze storiche e soggettive, oltre che percorsi narrativi complessi e multipli.
citazione: Ruggero Ragonese, Postfazione, "Ocula", vol.13, n.13, agosto 2012. DOI: 10.12977/ocula19
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