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Questo articolo è stato pubblicato in: Ocula 14, Le città visibili. Per Giovanna Franci
autore: Elena Granata (Dipartimento di Architettura e Studi urbani, Politecnico di Milano (IT))
Lo sguardo e quello che guarda. Leggere, esplorare e riconoscere i segni del mondo
lingua: italiano
data di pubblicazione: dicembre 2013abstract: L’osservazione del mondo non è una pratica ingenua e spontanea ma dipende dalla nostra cultura: noi vediamo quello che sappiamo. D’altro canto, il nostro sapere, la nostra conoscenza nasce dall’esperienza e dall’osservazione del mondo: noi sappiamo quello che vediamo. Guardare non è solo un atto percettivo ma s’intreccia con il vis-suto, la storia e la memoria dell’uomo, dando luogo a un’esperienza complessa, dove non esistono regole e dove vedere significa essere costantemente sorpresi da qualco-sa. Quello che vedo, dunque, dipende anche da quello che so e dalla sensibilità all’osservazione che ho coltivato. Un occhio consapevole, che sappia osservare e rin-tracciare nelle forme della città le regole, la storia, l’evoluzione della società, l’impronta dell’economia in un intreccio che si fa materia, va educato. Un occhio colto e coltivato può accrescere la nostra visione ma solo a patto che sappia sempre abban-donarsi alla sorpresa e all’emozione, che lasci spazio per il dettaglio inatteso.
keywords: esplorazione, lettura, città, geografia, architetturacitazione: Elena Granata, Lo sguardo e quello che guarda. Leggere, esplorare e riconoscere i segni del mondo, "Ocula", vol.14, n.14, dicembre 2013. DOI: 10.12977/ocula22
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