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This article has been published in: Ocula 23, Flowers of the soul: The symbolism of flowers in the religious imagination
author: Ugo Volli (Università di Torino, IT)
The Rose of Sharon: flowers and plants in the ancient Jewish tradition
language: italian
publication date: July 2020abstract: La Torà (il Pentateuco) è ambientato nel deserto: fiori e frutta sono oggetti rari, poco presenti nella vita quotidiana, ma ricchi di bellezza, di profumo, di seduzione. Nella narrazione essi non compaiono quasi mai come semplici oggetti, ma sono sempre investiti di valori connotativi. Così il frutto dell’Eden, descritto come “buono da mangiare, piacevole a vedersi e desiderabile”. Così il fiore disputato fra le due spose di Giacobbe in cambio di una notte d’amore col marito. Così il progetto floreale del candelabro nel Tabernacolo, destinato ad ardere davanti al Sancta Sanctorum. Così infine la ricca metaforica di fiori e frutta nel “Cantico dei cantici”, usata per rappresentare bellezza e fascino degli amanti, e ulteriormente metaforizzata nella lettura allegorica della vicenda. Il Talmud, soprattutto nel Trattato “Berakhot” si sforza di sistematizzare la materia, interrogandosi su che cosa siano alberi e che cosa erbe, quali siano i profumi e come ci si debba rapportare ad essi.
keywords: fiori, cantico dei cantici, menorah, giglio, rosa, flowers, song of songs, menorah, lily, rosecitation information: Ugo Volli, La rosa di Sharon: fiori e piante nella tradizione ebraica antica, "Ocula", vol.21, n.23, pp.62-76, July 2020. DOI: 10.12977/ocula2020-28
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